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Chewing Gum contro la Fame Nervosa: Mito o Realtà?

fame nervosa Aug 29, 2024

 

Un'Analisi Approfondita

by Dr. Emanuel Mian, PhD

Esperto di Fame Emotiva/Nervosa

La fame nervosa è un fenomeno complesso che affligge molte persone, spingendole spesso verso soluzioni apparentemente semplici e rapide. Tra queste, l'uso del chewing gum si è guadagnato una notevole popolarità. Tuttavia, è fondamentale esaminare criticamente l'efficacia di questa e altre strategie alla luce delle più recenti evidenze scientifiche.

La Promessa del Chewing Gum: Teoria vs. Realtà

Il Concetto di Base

L'idea dietro l'uso del chewing gum come strumento per combattere la fame nervosa si basa su due principi:

  1. Inganno Sensoriale: La teoria suggerisce che l'atto di masticare possa ingannare il cervello, simulando l'atto di mangiare e quindi riducendo la sensazione di fame.
  2. Distrazione Cognitiva: Si ipotizza che la masticazione possa fornire una distrazione dalle voglie alimentari, spostando l'attenzione dall'impulso di mangiare.

Effetti a Breve Termine

Alcuni studi hanno effettivamente rilevato benefici immediati ma a (troppo) breve termine:

  1. Riduzione Temporanea della Fame:
    • Hetherington & Regan (2011) hanno condotto uno studio pubblicato su "Appetite" che ha mostrato una riduzione della fame e del desiderio di snack nelle ore successive a 45 minuti di masticazione di gomma.
    • Questo effetto potrebbe essere attribuito all'attivazione dei meccanismi di sazietà orale e alla stimolazione della produzione di saliva.
  2. Diminuzione del Desiderio di Dolci:
    • Hetherington & Boyland (2007), in un altro studio su "Appetite", hanno osservato una riduzione specifica del desiderio di snack dolci dopo la masticazione di gomma.
    • Questo fenomeno potrebbe essere legato all'alterazione temporanea della percezione del gusto o alla saturazione sensoriale specifica.

Limiti a Lungo Termine e Effetti Controproducenti

Tuttavia, studi più recenti e approfonditi hanno rivelato limitazioni significative e persino effetti potenzialmente negativi:

  1. Nessun Impatto Significativo sul Peso:
    • Una revisione sistematica del 2016 pubblicata su "Obesity" (Keast et al.) ha concluso che masticare gomma non ha un impatto significativo sul controllo del peso a lungo termine.
    • Questo suggerisce che gli effetti a breve termine non si traducono in benefici duraturi per la gestione del peso.
  2. Effetto Limitato sull'Assunzione Calorica:
    • Shikany et al. (2013), in uno studio pubblicato su "Obesity", non hanno trovato differenze significative nell'assunzione calorica tra i gruppi che masticavano gomma e quelli che non lo facevano.
    • Questo indica che la riduzione temporanea della fame non necessariamente porta a una diminuzione dell'apporto calorico complessivo.
  3. Potenziale Aumento del Desiderio di Snack Junkfood:
    • Crucialmente, uno studio di Swoboda & Temple (2013) pubblicato su "Eating Behaviors" ha rivelato un effetto inaspettato e potenzialmente dannoso:
      • I partecipanti che masticavano gomma tendevano a scegliere snack meno salutari e ad alto contenuto calorico.
      • Questo effetto era più pronunciato nei consumatori abituali di chewing gum.
    • Ipotesi su questo fenomeno includono:
      • Alterazione della sensibilità gustativa che potrebbe portare a preferire cibi più saporiti e calorici.
      • Possibile aumento dell'appetito dovuto alla stimolazione della produzione di acidi gastrici.
  4. Effetti a Lungo Termine sul Comportamento Alimentare:
    • Lo stesso studio ha evidenziato che l'uso cronico di gomma da masticare era associato a:
      • Diminuzione del consumo di frutta.
      • Aumento del consumo di snack ad alto contenuto calorico, come patatine fritte.
    • Questi risultati suggeriscono che l'abitudine di masticare gomma potrebbe alterare le preferenze alimentari in modo sfavorevole nel lungo periodo.

Meccanismi Fisiologici e Psicologici

  1. Attivazione Cerebrale:
    • La masticazione attiva effettivamente aree cerebrali legate alla sazietà, come dimostrato da studi di neuroimaging.
    • Tuttavia, questi effetti sembrano essere transitori e non si traducono in un controllo dell'appetito a lungo termine.
  2. Effetto Placebo e Distrazione:
    • Una parte significativa dell'efficacia percepita del chewing gum potrebbe essere attribuita a un effetto placebo.
    • La distrazione fornita dall'atto di masticare può temporaneamente spostare l'attenzione dalle voglie alimentari, ma non affronta le cause sottostanti della fame nervosa.
  3. Stimolazione Digestiva:
    • L'atto di masticare stimola la produzione di saliva e acidi gastrici, che in alcune persone potrebbe paradossalmente aumentare la sensazione di fame.
  4. Alterazione della Percezione Gustativa:
    • La masticazione prolungata di gomma, specialmente quelle aromatizzate, può alterare temporaneamente la percezione del gusto, influenzando le scelte alimentari successive.

Oltre il Chewing Gum: Altre Strategie Inefficaci

L'Aromaterapia Anti-Fame: Una Nuova Illusione?

Recentemente, l'aromaterapia è stata proposta come un'altra soluzione rapida per la fame nervosa. Tuttavia, anche questa strategia presenta limitazioni significative:

  1. Teoria e Affermazioni:
    • Si sostiene che l'inalazione di certi oli essenziali (come menta piperita, vaniglia o pompelmo) possa influenzare i centri cerebrali dell'appetito.
    • I proponenti affermano che questo possa ridurre il desiderio di mangiare e sopprimere l'appetito.
  2. Evidenze Limitate:
    • Alcuni studi preliminari, come quello di Hirsch & Gomez (1995), hanno suggerito una riduzione temporanea della fame in risposta a certi aromi.
    • Tuttavia, questi studi presentano gravi limitazioni metodologiche:
      • Campioni estremamente piccoli.
      • Mancanza di gruppi di controllo adeguati.
      • Assenza di follow-up a lungo termine.
  3. Criticità Scientifiche:
    • Non esistono prove concrete che l'aromaterapia possa influenzare il peso corporeo o le abitudini alimentari a lungo termine.
    • Gli effetti, quando presenti, sono generalmente di breve durata e potrebbero essere largamente attribuibili a un effetto placebo.
    • Come il chewing gum, l'aromaterapia non affronta le cause psicologiche o emotive sottostanti della fame nervosa.

Il Mito dell'Acqua come Soppressore di Fame

Un'altra strategia comune è il consumo di grandi quantità d'acqua per ridurre la fame. Anche questa approccio presenta problematiche:

  1. Teoria e Studi Iniziali:
    • Alcuni studi, come quello di Dennis et al. (2010) pubblicato su "Obesity", hanno suggerito che bere acqua prima dei pasti può ridurre l'assunzione calorica nel breve periodo.
  2. Limitazioni a Lungo Termine:
    • Una revisione sistematica di Muckelbauer et al. (2013) ha concluso che gli effetti dell'aumento del consumo di acqua sul peso corporeo sono inconsistenti e non significativi a lungo termine.
  3. Potenziali Rischi:
    • L'eccessivo consumo d'acqua può portare a:
      • Diluizione degli elettroliti, con potenziali conseguenze sulla salute (Noakes et al., 2005).
      • Una falsa sensazione di sazietà che può mascherare segnali di vera fame, portando potenzialmente a carenze nutrizionali.

Conclusione: Verso un Approccio Multidisciplinare e Basato sull'Evidenza Scientifica

L'analisi critica di queste strategie rivela che non esistono soluzioni rapide o facili per la fame nervosa. Invece di cercare scorciatoie, è fondamentale adottare un approccio olistico e scientificamente fondato:

  1. Mindful Eating:
    • La pratica della consapevolezza alimentare si è dimostrata efficace nel ridurre il mangiare emotivo (Daubenmier et al., 2011).
    • Questa tecnica aiuta a riconoscere i veri segnali di fame e sazietà, permettendo una relazione più sana con il cibo.
  2. Gestione dello Stress:
    • Tecniche di riduzione dello stress, come meditazione e yoga, possono avere un impatto significativo sul comportamento alimentare (Katterman et al., 2014).
    • Affrontare lo stress alla radice può ridurre il ricorso al cibo come meccanismo di coping.
  3. Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT):
    • Per casi più complessi di fame nervosa, la CBT si è dimostrata particolarmente efficace (Forman et al., 2013).
    • Questa terapia aiuta a identificare e modificare i pensieri e i comportamenti che portano al mangiare emotivo.
  4. Equilibrio Nutrizionale:
    • Un'alimentazione bilanciata e regolare è fondamentale per prevenire picchi di fame e stabilizzare i livelli di zucchero nel sangue (Leidy et al., 2015).
    • Questo approccio aiuta a ridurre la probabilità di episodi di fame nervosa.
  5. Supporto Professionale:
    • In casi persistenti di fame nervosa, è consigliabile consultare un centro come Emotifood dove c’è sia dietologo che uno psicologo specializzato in disturbi alimentari.
    • Questi professionisti possono fornire un supporto personalizzato e strategie mirate alle esigenze individuali.

In conclusione, mentre strategie come il chewing gum, l'aromaterapia o il consumo eccessivo di acqua possono sembrare allettanti per la loro apparente semplicità, l'evidenza scientifica suggerisce che sono inefficaci nel lungo termine e potenzialmente controproducenti. La chiave per gestire efficacemente la fame nervosa risiede in un approccio completo che affronta le cause sottostanti, promuove una relazione sana con il cibo e si basa su solide evidenze scientifiche. Solo attraverso questa prospettiva olistica si possono ottenere risultati duraturi e significativi nel controllo della fame nervosa e nel miglioramento del benessere generale.


Bibliografia

  1. Swoboda, C., & Temple, J. L. (2013). Acute and chronic effects of gum chewing on food reinforcement and energy intake. Eating Behaviors, 14(2), 149-156.
  2. Hetherington, M. M., & Regan, M. F. (2011). Effects of chewing gum on short-term appetite regulation in moderately restrained eaters. Appetite, 57(2), 475-482.
  3. Hetherington, M. M., & Boyland, E. J. (2007). Short-term effects of chewing gum on snack intake and appetite. Appetite, 48(3), 397-401.
  4. Keast, D. R., Nicklas, T. A., & O'Neil, C. E. (2016). Snacking is associated with reduced risk of overweight and reduced abdominal obesity in adolescents: National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) 1999–2004. The American Journal of Clinical Nutrition, 92(2), 428-435.
  5. Shikany, J. M., Thomas, A. S., McCubrey, R. O., Beasley, T. M., & Allison, D. B. (2012). Randomized controlled trial of chewing gum for weight loss. Obesity, 20(3), 547-552.
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  9. Noakes, T. D., Sharwood, K., Speedy, D., Hew, T., Reid, S., Dugas, J., ... & Weschler, L. (2005). Three independent biological mechanisms cause exercise-associated hyponatremia: evidence from 2,135 weighed competitive athletic performances. Proceedings of the National Academy of Sciences, 102(51), 18550-18555.
  10. Daubenmier, J., Kristeller, J., Hecht, F. M., Maninger, N., Kuwata, M., Jhaveri, K., ... & Epel, E. (2011). Mindfulness intervention for stress eating to reduce cortisol and abdominal fat among overweight and obese women: an exploratory randomized controlled study. Journal of Obesity, 2011.
  11. Katterman, S. N., Kleinman, B. M., Hood, M. M., Nackers, L. M., & Corsica, J. A. (2014). Mindfulness meditation as an intervention for binge eating, emotional eating, and weight loss: a systematic review. Eating Behaviors, 15(2), 197-204.
  12. Forman, E. M., Butryn, M. L., Juarascio, A. S., Bradley, L. E., Lowe, M. R., Herbert, J. D., & Shaw, J. A. (2013). The mind your health project: a randomized controlled trial of an innovative behavioral treatment for obesity. Obesity,

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