Quello che il cibo non ti dice..ma la mente sì!
Ciao da Emanuel!
In questa newsletter mi leggerai particolarmente emozionato. Se proseguirai fino in fondo, sono certo che capirai il perché e, forse, ti emozionerai anche tu.
L'altro giorno, mentre riordinavo alcuni vecchi appunti, mi è tornato in mente un episodio dei miei anni in ospedale, quando mi occupavo di ricerca sul binge eating. Era una giornata come tante nel reparto dei disturbi alimentari, e stavo conducendo le solite interviste per uno studio sul comportamento alimentare, quando capii che tutte le persone avevano fatto dalle 3 alle 6 diete fino al momento della presa in carico del nostro reparto. E questo mi fece riflettere su un questo:
Poche persone non sapevano realmente cosa mangiare, mentre quasi tutte ignoravano PERCHE' mangiavano troppo.
Emanuel Mian
Quel pensiero ha catturato perfettamente l'essenza di ciò che avevo osservato in anni di ricerca clinica: il problema non è mai solo il cibo. È la relazione profonda, spesso inconsapevole, che abbiamo con esso. È il dialogo silenzioso tra la nostra mente e il nostro corpo, un dialogo che troppo spesso ignoriamo o, peggio, cerchiamo di soffocare con un boccone di troppo.
Nei miei vent'anni di esperienza clinica (eh, si sono anziano🤣), ho visto ripetersi questo schema innumerevoli volte: persone che conoscevano perfettamente le tabelle nutrizionali, ma che non avevano idea del perché continuassero a mangiare anche quando non avevano fame. È proprio da questa osservazione che sono partite le ricerche che voglio condividere con te oggi.
Ed ora passiamo agli...
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Quei "maledetti" 3 minuti che ti separano dalla tua prossima abbuffata...
Le neuroscienze hanno recentemente messo in luce un aspetto cruciale del nostro comportamento alimentare: il cervello impiega circa 3-4 minuti per distinguere tra fame emotiva e fame fisica. Questo intervallo di tempo è critico, poiché durante questi brevi momenti le scelte alimentari possono essere influenzate da bias cognitivi, portando a decisioni che possono sfociare in abbuffate.
Nei laboratori di Emotifood, abbiamo osservato che quando ci troviamo in uno stato di fame, la nostra attenzione si dirige automaticamente verso alimenti ipercalorici e dolci. Questo fenomeno non è limitato a chi ha problemi di peso; è un bias attentivo universale che colpisce tutti. Il nostro cervello, per motivi evolutivi legati alla sopravvivenza, percepisce questi cibi come fonti rapide di energia.Studi recenti hanno dimostrato che l'attivazione di aree cerebrali come la corteccia cingolata anteriore e l'amigdala è aumentata durante la fame, suggerendo che le emozioni e la fame sono collegate a livello neurologico
Questo significa che quando siamo affamati, non solo il nostro corpo cerca cibo, ma anche la nostra mente è predisposta a ricercare cibi che forniscono gratificazione immediata.
Emanuel Mian
Per iniziare a capire e in qualche modo mettere il bastone fra le ruote a questi "maledetti" 3 minuti e magari prevenire abbuffate indesiderate, considera le seguenti strategie: